Tre a due sul Liverpool e il Chelsea conquista la prima finale di Champions league della sua storia. Affronterà il Manchester United col quale è appaiato in testa alla Premiership. Per entrambe la possibilità di uno storico double. Non male per quello che nonostante i risultati resta ancora il “sostituto di Mourinho”.
Con la vittoria ai supplementari sui reds Avram Grant conferma la fama di uomo fortunato ma questa fortuna è figlia di caparbietà e furbizia rare. Dopo aver cospirato con successo alle spalle di Mourinho, Grant è riuscito ad ottenere la panchina per sé e, consapevole dei suoi limiti a questi livelli, ha chiesto e ottenuto che Abramovich portasse a Londra l’allenatore dell’Ajax, ex stratega del Barcellona, Henk Ten Cate. C’è lui dietro le tante piccole novità tattiche che hanno rianimato il Chelsea appannato di inizio anno: Essien terzino destro garantisce più spinta e aiuto al centrocampo dei “titolari” Ferreira e Belletti; Lampard gravato di compiti di copertura consente maggiore libertà a Ballack; Anelka quasi mai al posto di Drogba ma assieme a lui quando si tratta di sfondare centralmente con palle lunghe e alte contro difese che impediscono verticalizzazioni e conclusioni dalla media distanza.
Benitez ci ha messo del suo per dare una mano al rivale tenendo in campo per 120 minuti uno Xabi Alonso incapace di gestire il gioco e mettere in moto i suoi attaccanti; inserendo al 79′ un’autentica nullità come Jermaine Pennant, scelta incomprensibile quando ti giochi la partita della vita. Solo il grande cuore dei reds ha tenuto viva una partita, una qualificazione, compromessa dall’autogol di Riise all’ultimo secondo della gara di andata e che è sembrata sempre saldamente nelle mani dei blues, in vantaggio con Drogba al 33′ e mai in difficoltà nei minuti successivi.
Solo un lampo dell’ottimo Benayoun, unica intuizione positiva della serata per Benitez, consentiva nella ripresa a Torres di rompere il ghiaccio a Stamford Bridge (primo gol dell’era Benitez in quello stadio, dopo quasi dieci ore di gioco). Uno a uno, come ad Anfield. Nei supplementari arriva il 2-1 del Chelsea ma il gol di Essien dalla distanza è giustamente annullato da Rosetti su segnalazione del suo assistente per il fuorigioco di ben quattro giocatori di casa. Nemmeno un minuto e l’arbitro italiano concede un penalty per un tocco maldestro di Hyppia (impeccabile sino a quel momento, dopo aver sostituito Skrtel nel primo tempo) su Ballack che si allontava dall’area. Lampard trasforma il penalty, dedicando la segnatura alla madre scomparsa la settimana scorsa e salutando in tribuna il padre (ex bandiera del West Ham). Qualificazione sicura. Ma nell’azione successiva è proprio Hyppia ad essere agganciato in piena area ma Rosetti a due passi non concede il penalty, dando concretezza alle accuse di Benitez nel pregara: “Hanno mandato un arbitro che ha un record molto chiaro: nelle sei gare di Champions League che ha arbitrato hanno vinto cinque volte le squadre di casa e l’unico pareggio vedeva il Chelsea in trasferta a Valencia”. Alle colpe dell’arbitro si aggiungono quelle della difesa dei reds che consentono a Drogba di siglare il 3-1. Colpo da ko cui il Liverpool reagisce come un pugile suonato. Il tiro da trenta metri di Ryan Babel diventa gol grazie a una papera di Cech, il migliore dei suoi nelle due gare. C’è tempo solo per rifiatare e attendere il triplice fischio. Chelsea a Mosca contro il Manchester in casa Abramovich. Copione rispettato. LECHAMPIONS EUROPA
UEFA Champions League 2007-08 – Ritorno semifinale / Londra, Stamford Bridge
CHELSEA-LIVERPOOL 3-2 dts (1-1)
Chelsea: Cech; Essien, Carvalho, Terry, A. Cole; Ballack, Makelele, Lampard (dal 119’ Shevchenko); J.Cole (dal 91’ Anelka), Drogba, Kalou (dal 70′ Malouda). Allenatore: Grant
Liverpool: Reina; Arbeloa, Carragher, Skrtel (dal 23’ Hyypia), Riise; Xabi Alonso, Mascherano; Kuyt, Gerrard, Benayoun (dal 78′ Pennant); Torres (dal 99’ Babel). Allenatore: Benitez
Arbitro: Rosetti (Italia)
Marcatori: Drogba al 33’; Torres al 64’; Lampard su rigore al 98’, Drogba al 105’; Babel al 117’
Ammonito: Xabi Alonso
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